Artiglieria Mt Artent

La Postazione artiglieria Austroungarica Monte Artent.

Il monte Artent posto a 1184 metri s.l.m è la prima sommità della dorsale che percorre la parte alta montana del comune di Lentiai fino al monte Garda.

E facilmente raggiungibile seguendo le indicazione stradali per Malga Garda.

La posizione sommitale, lungo il crinale per M. Artent, presentava, nelle intenzioni tattiche degli ideatori della postazione, caratteristiche ideali riguardo la protezione, l’angolo di osservazione e visibilità, la distanza e l’altitudine ideali per piazzare una batteria di artiglierie che battessero il Massiccio del Grappa, con un occhio sia alla difesa che all’aspetto offensivo.
La postazione, protetta da bastioni in terra, era leggermente sotto la linea di cresta, onde evitare problemi di controbatteria da parte italiana, ma prima di tutto per non facilitare l’individuazione delle vampe dei pezzi quando facevano fuoco.
La costruzione della strada d’accesso da Lentiai da parte del Gruppo Costruzioni Strade (Straßen-Baugruppe) del Tenente Colonnello Nikolaus Waldmann, ingegnere militare, progettista anche di opere maggiori quali la strada del S. Boldo e la Caupo-Forcelletto ci induce a presumere la presenza nella posizione di Col Artent di una batteria schierata di 4 pezzi di obici pesanti campali da 149 mm di calibro, nella denominazione corretta di 15 cm schwere Feldhaubitze M14. Ulteriori tracce di postazioni rimaste, fanno pensare ad una ulteriore presenza di bocche da fuoco.
Questo tipo d’artiglieria, schierata in zona “lontana” dal fronte era alle dipendenze dirette o della VI Armata con sede a Vittorio Veneto o del II o del XV Corpo d’Armata austroungarico.
La strada in questione, venne sicuramente costruita nell’imminenza della offensiva del Solstizio e di questo danno cenno i documenti che prevedono lo spostamento di alcune compagnie prigionieri, attive precedentemente sulla strada Tovena – Trichiana, formate in gran parte da prigionieri russi.
La pendenza e la larghezza della via di accesso alla postazione rivelano l’utilizzo in quota di artiglieria campale trainata da cavalli.
L’obice per definizione è un pezzo di artiglieria simile al cannone e al mortaio, capace di tiri a traiettoria sia tesa che curva. Nel nostro caso si tratta di artiglierie progettate e prodotte negli stabilimenti Skoda di Pilsen in alcune variante.
Il 15 cm-Haubitze Mod. 14 venne introdotto nell’esercito austro-ungarico nel 1914 e da allora, impiegato su tutti i fronti. Nel 1916, l’arma, denominata Mod. 14/16 fu oggetto di alcune modifiche e, successivamente, con la denominazione vz 14/16, fu ulteriormente aggiornata e potenziata nella gitatta.
Dati tecnici
• Calibro: 149 mm
• Peso complessivo: 2765 kg
• Proietti: esplosivo ad alto potenziale e Shrapnel
• Peso del proietto: 42 kg
• Velocità alla volata: 350 m/s
• Gittata: 8000 m

Altro pezzo di possibile utilizzo a Col d’Artent potrebbe essere stato l’obice 14/19 da 100mm di calibro, anche se non si sarebbe così giustificata la costruzione della rotabile proveniente da Lentiai.

 

La Medaglia d’Argento Iginio Italia

La figura della Medaglia d’argento al Valor Militare ITALIA IGINIO, da Bettola (PC), aspirante ufficiale del Battaglione Tirano del 5° Reggimento Alpini, ha modo di brillare in occasione dell’ultimo attacco delle truppe italiane ed alleate oltre il Grappa ed oltre il Piave, nell’ambito di quella che viene denominata Battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre – 4 novembre 1918).
Le operazioni di penetrazione nel territorio montuoso delle Prealpi, sopra la direttrice principale dell’offensiva verso il Friuli, operata in pianura, ebbero un valido appoggio da parte di unità di Alpini. In particolare, i battaglioni della 52a Divisione Alpini.
Gli Alpini, al seguito della 23a divisione francese, il 27 ottobre passarono il fiume sacro alla Patria e si attestarono sulla linea Osteria Nova – S. Vito – Case Settolo Basso.
Il 28, le truppe italo francesi raggiunsero le alture sopra Valdobbiadene e, il 29, il 5° gruppo Alpini passò il Piave al ponte di Molinetto e si ammassò a C. La Montagnola, per valicare il 30 il Monte Cesen e puntare su Lentiai. Il 1° novembre il 5° gruppo si collegò sulla destra col 10° che aveva preso posizione sulla dorsale M. Artent – M. Garda. Davanti ai reparti, fungevano da guide alcuni Alpini, presi a prestito tra i Feltrini del 7° reggimento (Si ricorda qui il caso dell’Alpino Faccini che nell’azione ottenne un encomio ufficiale ed ebbe la fortuna di riabbracciare i famigliari a Canai, il 31 ottobre).
Alle operazioni parteciparono, in particolare, i seguenti battaglioni del 5° reggimento Alpini: il Morbegno, il Vestone, il Valtellina, il M.te Spluga, il M.te Stelvio e il Tirano. Quest’ultimo, il 29 ottobre è a Casere S. Maria e a sera conquista il M.te Barbaria, il 30 giunge a Col Otigher e quindi, sul Cesen. Il 31 ottobre dopo una furiosa lotta corpo a corpo occupa M. te Artent, scende a Molinello e arriva a Canai e Stabie.
Proprio in quest’ultimo giorno d’ottobre nei pressi di M.te Artent è avvenuto il fatto d’arme che è valso la Medaglia d’Argento al Ten. Italia Igino

La motivazione per il conferimento della Medaglia d’Argento al Valor Militare recita:
Comandante del plotone d’assalto, con vero sprezzo della propria vita, dopo furiosa lotta a corpo a corpo, riusciva ad aver ragione del presidio nemico lasciato di retroguardia, catturandolo quasi completamente”. – Monte Barbaria, 30 ottobre 1918 – Monte Artent, 31 ottobre 1918.

Cenni storici a cura di MARCO RECH